Le bambole gonfiabili secondo Gaetano Ricotta. !!!
La donna, immortalata come statua di marmo, avorio, lignea, plastica e infine silicone, un processo che va avanti da secoli. Ovidio nel libro della metamorfosi racconta la storia di Pigmalione.
“Una storia incentrata alla ricerca di una donna che potesse soddisfarlo, ma avendo capito che le Propetidi (le donne che vivevano nell’ isola) erano dedite alla prostituzione, offendendo la divinità di Venere rinuncia ad una convivenza con queste donne e caparbiamente fa della solitudine la sua ragione di vita. Poiché è dotato del talento di scultore, decide di creare una statua che potesse incarnare il suo ideale di donna. Quindi scolpisce in candido avorio un corpo femmineo dandogli una bellezza che potesse superare le fanciulle del luogo. Affonda le sue mani in quel corpo perfetto per capire se sia di carne o del materiale di cui è composta e mentre la modella, la bacia innamorandosi perdutamente. Decide di chiamarla Galatea. Successivamente comincia a portarle dei doni, la veste e l’impreziosisce con collane e perle e prega gli dei di trasformarla in essere vivente. Così Venere, mossa a compassione soddisfa il suo desiderio. Pigmalione tornato a casa, va da quella sua creatura e sdraiatosi a letto la bacia e man man che il bacio si faceva più intenso, capiva che l’avorio aveva lasciato il posto alla morbida carne, era viva e lui sente ancor di più il desiderio struggente di amarla.”
Questo mito è uno dei più raffinati racconti di Ovidio nella Metamorfosi. Possiamo quindi affermare che questo è il primo approccio di un uomo verso un corpo inanimato di donna. La psico sessuologia prende esempio dal mito di Ovidio per mettere in evidenza il pigmalionismo o statuofilia, che consiste nel provare eccitazione sessuale quando si compiono (o si immagina di compiere ) atti sessuali con statue o con corpi inanimati. Tracce di bambole gonfiabili risalgono anche al XVI secolo. Erano realizzate in stoffa con capelli veri cuciti. Erano chiamate anche “Dames de voyage” perché accompagnavano i giovani che viaggiavano stando lontano dalle loro donne. Narra di una leggenda che Adolf Hitler ordinò ad un medico danese di costruire una bambola gonfiabile affinchè soddisfacesse i bisogni dei soldati, mettendoli al riparo da eventuali malattie veneree, ma non arrivò mai a buon fine poichè gli alleati bombardarono la fabbrica. Ma la bambola gonfiabile doveva avere una diffusione negli anni a venire. Partendo dai modelli iniziali inerti, si è passato ad una produzione con caratteristiche sempre più simili all’uomo.
Bambole gonfiabili: compagnia o solitudine?
Perché la bambola gonfiabile? Cosa spinge un individuo a cercare una risposta alla solitudine con una corpo inanimato? Si, è vero, potrebbe inizialmente alleviare la solitudine ma poi si potrebbe rafforzare, complice il tempo, un malessere creando un circolo vizioso. L’esperienza della Sex doll porta ad un legame esclusivo ma senza implicazioni di nessuna natura umana perché le emozioni, le sensazioni tattili e tutto ciò che riguarda la sfera interiore vengono inibite. La costruzione di un rapporto di coppia implica tante dinamiche strutturali che riguardano le emozioni come elementi principali al fine di una conoscenza. Passioni, incomprensioni, incompatibilità, amore e odio sono alla base di qualsiasi rapporto umano. Il guardarsi negli occhi, lo stringere con ardore la propria compagna, il delicato affondo delle mani tra i capelli, il sussurrarsi nelle orecchie e il caldo incontro delle labbra, non sono forse queste emozioni che soltanto due esseri umani possono scambiarsi? Prendendo tra le mani una diavoleria di bambola quali emozioni potrebbe dare? La bambola è programmata per riversare la solitudine in una condizione di benessere apparente ma nello stesso tempo ne aumenta le insicurezze, alimentando l’incapacità a prendere importanti decisioni e sottraendosi a responsabilità oggettive.
Si apre adesso una nuova frontiera delle bambole gonfiabili. Un nome diventato desueto poichè il nuovo scenario che si è già aperto porta un’escalation dell’ Hi-tech nel mondo della sexy donna bionica.
Inquietante? Giudicate voi.
Le robot sono state progettate e immesse in un mercato fantasmagorico dotate di attributi tecnologici straordinari. Dalle sembianze del tutto umane ( realizzata in silicone) hanno fattezze di donne bellissime e capacità di interagire con gli umani. Infatti, in Germania un meccanico aeronautico ha costruito un esemplare di nuovissima generazione dotandolo di un cuore artificiale in modo tale da generare ansimi di amore con diverse frequenze cardiache per emulare un rapporto sessuale. Con un complesso sistema idraulico, il robot genera secrezioni vaginali. Attraverso dei micro motori ha creato movimenti più simili ai gesti umani. La personalità è il focus principale perchè ogni individuo acquirente potrà scegliere secondo il proprio gusto passionale, romantico, intellettuale o quant’altro. Matt MacMullen, fondatore di Reall Doll spiega che l’obiettivo è quello di arrivare a creare una identità e personalità digitale con lo scopo di far innamorare il robot al possessore della stessa con una semplice programmazione. A sua volta il fruitore di queste attenzioni, potrebbe avere anch’esso la stessa emozione al pari di un oggetto come la macchina. Potrebbe tutto ciò portare ad un ridimensionamento dello sfruttamento della prostituzione. A proposito dello sfruttamento delle meretrici, a Torino era stata aperta una casa di appuntamento di Doll che nell’arco di una settimana è stata chiusa per motivi di igiene e scarsità di requisiti. Alla luce di ciò, alla diffusione della donna bionica conseguono delle domande a dir poco inquietanti:
Come si confronteranno gli individui avendo a disposizione donne bioniche sempre disponibili? Come approcceranno il sesso e quali considerazioni avranno dello stesso? E con quale spirito si potrà accettare questa rivoluzione che potrebbe sostituire il rapporto umano?
Di sicuro vivranno esperienze troppo coinvolgenti sia da un punto di vista sessuale che emotivo. Inoltre il “rapporto bionico” potrebbe scaturire l’incapacità di creare legami solidi e l’immaturità di affrontare tematiche personali di qualsiasi natura, rifugiandosi nella zona comfort della Real Doll. In un prossimo futuro la diffusione di questi feticci tecnologici, saremo in grado di poterli accettare e quali ripercussioni psicologiche ne potrebbero derivare?
Articolo scritto da Gaetano Ricotta e redatto da Carmelo Mulone.
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