Gaetano Ricotta: 2021 pandemia della violenza (VIDEO). Gaetano Ricotta apre il 2021 all’insegna della creazione e della creatività. Da poco è iniziato il 2021 e nel video che di seguito potete vedere, il nostro Gaetano Ricotta, facendo un piccolo appunto su ciò che è stato il 2020, vuole augurare a tutti un nuovo e felice anno. Il suo, vuole essere un video-messaggio di buon auspicio, affinchè l’anno appena iniziato possa essere considerata come un’ottima annata, tralasciando alle spalle il 2020. L’anno che si è da poco concluso, è da reputare come un periodo funesto, che ha fatto molto parlare e che difficilmente si dimenticherà. Infatti, dalle statistiche, il 2020 è considerato come un anno horribilis, che ha cambiato le abitudini di tutto il mondo, costringendo le persone a limitare spostamenti e festeggiamenti di ogni tipo.
Caratterizzato dalla presenza della pandemia, il 2020, ci ha fatto conoscere la mascherina per non far trasferire il virus da una persona all’altra. Inoltre ci ha portato ad essere ipocondriaci, a causa dell’isolamento forzato dove la mente comincia a vacillare, dove vengono meno le certezze che aumentano lo stress e l’ansia che si impadroniscono di noi.
Gaetano Ricotta: 2021 pandemia della violenza (VIDEO).Gaetano Ricotta confida che questo 2021 possa dare l’input ad una ripresa, anche se lenta ma inesorabile, per un graduale ritorno alla normalità. Che sia un 2021 più prolifico di nascite. Nella tradizione Azteca c’era una figura chiamata Tlaloc a cui era attribuita la facoltà della fertilità. Tutto questo, affinchè si possa tralasciare alle spalle un anno tormentato e sclerato dalla pandemia. Ma non vogliamo dilungarci oltre. Pertanto la nostra redazione coglie l’occasione per ringraziarvi per la vostra assidua presenza, augurandovi buon anno. Di seguito il video di Gaetano Ricotta. Buona visione.
Parlare in pubblico 2021 approda al Teatro sociale di Canicattì a coronamento di una carriera sviluppatasi dopo 7 edizioni. Questa volta la Cineworldcorporation, presieduta da Livio Facciponte, ha deciso di puntare in alto, offrendo ai partecipanti la possibilità di fare un’esperienza molto realistica. Lo scopo sarà quello di portare ogni corsista a parlare di fronte ad una platea riuscendo a superare le proprie difficoltà oratorie e ad avere il controllo delle proprie emozioni. Il docente del master, dall’inizio ad oggi è stato e sarà Lino Moretti di Roma con la preziosa collaborazione del vice presidente della Cineworld Gaetano Ricotta. La scelta di considerare questo progetto idoneo alla crescita culturale del territorio di Canicattì, è stata valutata positivamente dagli assessori Angelo Cuva e Antonio Giardina, tanto da permettere al team della CwC di utilizzare, come scenario, il teatro culturale fino ad oggi considerato come il simbolo della cultura cittadina.
Quale è la missione di questo nuovo progetto? Da un’attenta analisi del nostro ambiente, sia professionale che sociale, si evince che lo scopo primario di molte persone è quello di riuscire a parlare in pubblico senza freni inibitori e con una forte capacità di persuasione. Il nostro obiettivo è quello di insegnare ai nostri allievi ad essere carismatici sapendo proporre, nel migliore dei modi, la propria persona, riuscendo ad essere influenti di fronte ad una platea e a saperla gestire. Secondo il concetto del nostro staff, “il buon oratore se riesce ad ottenere la fiducia del proprio pubblico può realizzare tutto quello in cui crede”. Verranno diffuse le tecniche di tali discipline, al fine di portare la propria persona ad avere padronanza del proprio linguaggio e riuscire a diventare più efficace ed influente. Un altro risultato che indirettamente si otterrà da un simile percorso, sarà quello di potenziare la propria autostima ottenendo una maggiore sicurezza. Attenzione: partecipare ad un simile percorso non significa riuscire a raggiungere in poco tempo un obiettivo così grande, poichè solo i santi fanno i miracoli, ma significherebbe intraprendere la giusta strada per la propria trasformazione linguistica.
A chi è indirizzato questo percorso?E’ indirizzato a persone di tutte le età che operano in svariati settori lavorativi in cui si richiede un continuo uso del parlare in pubblico. E’ fortemente indicato per gli oratori televisivi, per i liberi professionisti, per gli insegnanti, per coloro i quali intendono proseguire per una carriera politica, per gli assicuratori, per i consulenti di vendita appartenenti a tutti i settori, per i commercianti, per gli studenti, per i personal trainer, per gli operatori del settore sanitario e per tutti quelli a cui non piace il proprio modo di esporsi.
Diamo qualche accenno del programma? Prima di parlare degli argomenti che verranno affrontati sveliamo in anteprima che durante alcune serate ci saranno delle simulazioni effettuate con un pubblico reale. Detto ciò passiamo agli argomenti sui quali si lavorerà: Come gestire la platea, come gestire le proprie emozioni, come stare sul pulpito, come gestione la propria autostima, come effettuare un discorso incisivo, come gestire la propria comunicazione para verbale, come usare il microfono, come prendersi la luce. Infine verranno realizzate delle riprese che dimostreranno ai partecipanti la loro evoluzione lungo il percorso didattico, dall’inizio alla fine, mediante l’apporto di una regia, per vedere il risultato della propria immagine sul palco.
Secondo Lino Moretti, cosa dobbiamo aspettarci? Il nostro comune intento è quello di porre agli allievi nelle condizioni concrete di mettersi in gioco. potranno applicare quanto stanno imparando in un contesto reale che però, attenzione, non sarà un’aula didattica. Abbiamo scelto di svolgere il master in questa location perchè in teatro, ognuno è attore di sè stesso e può esternare di fronte ad un pubblico vero, l’essenza del suo modo di essere e della propria crescita personale durante il percorso. Inoltre, ogni partecipante avrà a disposizione molti strumenti di avanguardia, come una vera regia luci, scenografie e microfoni professionali. ogni allievo potrà mettere in gioco la sua proprietà di linguaggio, la presenza scenica, la capacità di passare la quarta parete e di raggiungere esattamente l’obiettivo che si era prefissato. Potrà mettere in risalto la sua autostima, affrontando le proprie debolezze, superando le paure e valorizzando i suoi punti di forza di fronte ad una platea che presenzierà alle lezioni più strategiche.
Da chi sarà composto lo staff tecnico?Lino Moretti sarà il docente, che durante tutto il percorso didattico, seguirà tutti i partecipanti, insegnando loro tutte le tecniche per migliorare la propria dizione e la propria capacità ad interloquire con il pubblico. Il responsabile del master sarà Gaetano Ricotta, che oltre a fiancheggiare il docente per tutta la durata del progetto, con due incontri preparatori, introdurrà gli iscritti al mondo della comunicazione verbale. La figura del direttore amministrativo sarà ricoperta da Livio Facciponte. La relatrice e la coordinatrice del corso sarà Concetta Monteleone.Carmelo Mulone si occuperà della realizzazione del backstage e della realizzazione di uno speciale redazionale sull’intero progetto. Salvatore Caico si occuperà della gestione della segreteria e delle riprese video dello speciale.
Come iscriversi?Il progetto sarà a numero chiuso, accettando un numero massimo di 40 iscritti e avrà una durata di 11 lezioni, dal 12/03/2021 al 26/03/2021, di cui il primo sarà un incontro preparatorio e illustrativo del programma. Il master si terrà presso il Teatro sociale di Canicattì, sito in via Capitano Ippolito, N°7 .Questi sono i recapiti a cui chiedere tutte le informazioni: 3807852624; 3922964488. Di seguito il link ufficiale del master: CLICCA QUI PER VEDERE IL PROGRAMMA e dell’evento facebook: CLICCA QUI PER ISCRIVERTI ALL’EVENTO.
Il valente oratore deve essere un uomo che ha ascoltato molto con le proprie orecchie, ha visto molto, ha molto riflettuto e pensato, e molto ha anche appreso attraverso le sue letture. Ottimo oratore è colui che parlando istruisce, diverte, e commuove l’animo degli ascoltatori.
Fotografia: i riflessi di luce del Lens flare (tecnicamente riflesso della lente) dipendono dai raggi della luce che, filtrando attraverso la lente dell’obiettivo, creano dei veli. Nello specifico, i riflessi di luce dipendono dalle lenti che compongono gli obiettivi. Quando una o più fonti di luce, sono presenti nella scenografia, entrano lateralmente rispetto al sensore, creano questi elementi annebbiati. E’ da specificare che con gli obiettivi più comunemente chiamati fissi (ossia lenti a focale fissa), è più difficile creare questi riflessi in quanto hanno meno elementi mobili all’interno, rispetto a quelli con le lenti locali variabile, come gli obiettivi grandangolari e i teleobiettivi. I raggi di luce che divergono sull’obiettivo, si rinfrangono all’interno di esso in diverse direzioni creando appunto dei veli. In questo modo, la fotografia perde di contrasto. Questi aloni, nettamente visibili nell’immagine, sono considerati come un errore, un disturbo. Tuttavia, in alcuni tipi di fotografia, l’effetto del Lens flare, serve a migliorarne la composizione del soggetto, offrendo un effetto artistico all’immagine. Esistono dei bagliori che si chiamano rispettivamente flare velato, flare fantasma e flare a punti rossi.
Gli effetti di luce del Lens flare velato si creano quando i raggi luminosi vanno a toccare la parte davanti la lente. In questo modo, si crea una sorta di nebbia con un elevato contrasto. Le lenti di alta qualità possono ridurre la formazione del riflesso. Ma a contribuire alla creazione del velo possono esservi altri elementi come la sporcizia e la polvere nell’obiettivo o sull’obiettivo o ancora il filtro sporco dell’obiettivo. Per quanto riguarda gli effetti di luce del Flare fantasma, il riflesso genera degli aloni chiari definiti appunto fantasma, di diversi colori e forme, che convergono direttamente dalla fonte di luce fino a diramarsi e comparire per l’intera immagine. Questi riflessi di luce dipendono dal numero di elementi presenti all’interno di ogni lente: maggiore è il numero e maggiore sarà la presenza degli aloni fantasma nell’immagine. Ciò accade quando si usando gli obiettivi zoom. Anche il diaframma f può essere la causa della formazione di questi veli, impostando la focale a f/14, f/16, f/20. Per quanto concerne il flare a punti rossi, è caratterizzato dal “rimbalzo” della luce tra il sensore e gli elementi dell’obiettivo, per poi tornare al sensore.
Come sfruttare il flare a proprio vantaggio? La composizione in una fotografia, consente di trasmettere un impatto emotivo molto forte all’immagine che si realizza. Sfruttando la tecnica della composizione delle linee, (che possono essere orizzontali, verticali, diagonali e curve), è possibile far convergere gli occhi dell’osservatore verso ciò che si vuole mettere in evidenza. In questo modo i riflessi di luce del Lanse flare, seguono queste linee guida, immaginarie o reali, creando quella relazione tra il soggetto e l’ambiente circostante. Inoltre, in questo modo, con l’ausilio di questa tecnica, si evita di rendere l’immagine piatta e noiosa. Un altro modo per usare il Lense flare a proprio vantaggio, è quella di operare sull’apertura focale f del diaframma, mantenendo i valori compresi tra quelli di apertura massima e minima. Tuttavia, considerando che i riflessi del Lense flare creano un effetto sbiadito, come se fosse presente della nebbia, occorre agire sui colori complementari. Ma come si ottiene volontariamente il bagliore del Lense flare? Con un pò di pratica si può ottenere questo effetto ed è possibile realizzarlo scattando in controluce, creando l’effetto silhouette (scattando con un’apertura dl diaframma compresa tra f/16 ed f/22. Ancor di più, scattando con un’inquadratura dal basso verso l’alto. Un altro modo è quello di controllare la messa a fuoco in quanto gli elementi interni delle lenti si muovono, generando appunto i Lens flare.
Invece, per evitare di ottenere i riflessi di luce, cosa si fa? Ancora una volta, la composizione fotografica risulta essere un valido aiuto, al fine di di evitare di riprodurre gli effetti del Lense flare. Infatti, in questo caso, sarebbe opportuno cambiare anche la posizione da cui scattare, ad esempio ponendosi alle spalle della fonte di luce. Oppure, con un pò di inventiva, cambiare la scenografia, interponendo tra la luce e l’obiettivo un qualsiasi oggetto. Inoltre, esiste anche un accessorio utile per evitare la formazione del Lanes flare, come il paraluce. Esiste di forma diversa ed è specifico per ogni obiettivo e viene utilizzato con lo scopo di gestire al meglio la luce. Infatti, aiuta ad impedire che la luce si rifletta sugli elementi dell’obiettivo. In ultima analisi, l’inseparabile strumento di post-produzione quale possa essere Photoshop, consente di “ripulire” la propria fotografia.
Fotografia: i riflessi di luce del Lens flare. Forme e giochi di luce, da poter cancellare o usare a proprio vantaggio, per migliorarne l’impatto scenico della fotografia. La fotografia è arte e la luce è il pennello che utilizza il fotografo per creare la sua opera.
Gaetano Ricotta contro la magia. Conoscere il proprio futuro, risolvere problemi di qualsiasi natura che non riusciamo a decifrare, è appannaggio di una molteplicità di persone. Per comprenderlo si è sempre fatti aiutare da persone che dovrebbero avere queste capacità . Chi sono questi individui che rientrano nel novero di questa specie? Maghi, stregoni, rabdomanti, pranoterapeuti, santoni e quant’altro. Facciamo un passo indietro nel tempo, quando i grandi condottieri che andavano in guerra, andavano a leggere l’oracolo per sapere quale sarebbe stato l’epilogo della battaglia. La chiave di lettura riportata ai tempi antichi ci può stare, considerando l’era presa in considerazione e le credenze alle superstizioni. La domanda che ci poniamo adesso è: perchè tante persone, anche di classi acculturate chiedono lumi e risposte concrete a questi fantomatici lettori dell’occulto?
Scarsa stima di se stessi. Si tratta di persone dubbiose e sicuramente con una scarsa stima di se stessi, che hanno paura del confronto della realtà, in modo tale da andare a ricercare le risposte nel mondo dell’occulto. Risposte che risultano essere vaghe ed imprecise e dove tutto è possibile ma niente è certo e concreto. Il problema è con chi andare a parlare di questi problemi di natura psicologica. Infatti, in questo casi, sarebbe opportuno rivolgersi a delle figura specializzate e non a falsi idolatri, quali appunto maghi e santoni. E’ un segno di debolezza rinunciare ad impegnarsi in prima persona a lottare, arrendendosi di fronte alle avversità della vita. La scelta di rivolgersi a questi presunti professionisti deriva dal fatto di poter ricevere risposte positive e irreali, tali da evitare il confronto con se stessi.
L’approccio al mago. Il problema principale è quando un soggetto si presenta in uno studio di un cartomante per problemi di qualsiasi tipo: amore, salute e lavoro. Il mago strumentalizza lo stato di necessità della persona facendo delle domande ad hoc, che servono a delinearne il profilo psicologico e capirne quali sono i motivi che l’abbiano spinto a contattarlo. Avendo capito i punti focali, il mago va alla carica, cercando di trarne il massimo vantaggio. Alcuni cartomanti, usano un linguaggio molto accattivante per mettere a proprio agio il loro interlocutore, creando così un ambiente confortevole tale da instaurare un rapporto confidenziale. C’è chi vende il talismano come oggetto porta fortuna, comprandolo a pochi euro e rivendendolo anche per centinaia di euro, “con relativa scadenza e tacito rinnovo”. Alcuni casi si sono trasformati in tragedia. Esempio? Il mago d’oriente di Canicattì, trovato assassinato nel proprio studio di Acitrezza, ucciso da una cliente che era stata truffata. Le aveva diagnosticato un malocchio come se fosse una malattia e quando lui pretese ulteriori 1000 euro, accecata dall’ira, lo uccise con un coltello da cucina.
La trappola della magia. E’ ovvio che i sedicenti maghi esistono, perchè una parte della popolazione chiede la loro prestazione, che fino a quando resta nell’ambito di poche sedute, non si ravvisa nulla di illecito. Quando invece comincia a delineare eventi funesti. Azioni che arrecano danni, incidenti o addirittura presunti lutti che creano tensioni ed azioni negative, dando luogo allo sfruttamento della credulità popolare. E’ in questo caso che si delinea l’illecito che sarà perseguibile per legge.
Gaetano Ricotta contro la magia. Di santoni che hanno fatto parlare di se c’è ne sono parecchi. Tra i più famosi il reverendo Jim Jones, il santone che fece suicidare nella Guyana Francese, 903 persone con il cianuro. E’ stato il più grande suicidio di massa che si ricordi. Agli onori della cronaca c’è un santone nel Nord Italia che nonostante avesse 76 anni, aveva a disposizione delle psicologhe di professione che adescavano delle giovani ragazze, assoggettandole alle voglie sessuali del suddetto capo spirituale. L’abuso sessuale è una delle pratiche che diversi santoni utilizzano per assoggettare gli adepti.
I maghi 4.0. La pubblicità è una delle loro armi ed internet è un veicolo abbastanza diffuso. La loro pubblicità si intercala anche in trasmissioni televisive, dove, ad un primo approccio telefonico, il mago di turno dirotta il futuro cliente preso la sua sede, dove può indisturbato continuare la sua professione. I dati parlano chiaro.Gaetano Ricotta illustra, attraverso dei dati istat, le percentuali dei casi di plagio avvenuti in Italia. Di seguito qualche dato: sono circa 155000 tra cartomanti, maghi e affini, con un fatturato da 6miliardi di euro l’anno, fatturato che chissà quanto ne viene a conoscenza il fisco. I soggetti che hanno incontri con i sedicenti maghi, hanno una fascia d’età media di 44 anni, di cui il 44% hanno l titolo di studio di scuola media inferiore, il 37%di scuola elementare, il 13% diploma e il 6% di laurea. Il 51% dei frequentanti sono donne mentre la fascia maschile rappresenta il 43%. Le zone più concentrare sono per il 41% il Nord, il 28% il Centro, il Sud con il 18% e le isole con il 13%. Dalle rivelazioni del Cesap (Centro studi abusi psicologici), ci sono anche molte persone che avendo perso i propri familiari, ricorrono ai maghi per avere incontri ravvicinati mediante attività di medium.
Gaetano Ricotta contro la magia. Per finire una storia accaduta, quella di Claudia V., autrice del libro “Plagiata“. La ragazza, in seguito alla malattia della madre, si affida alle mani di un mago, che la tiene in uno stato di assoggettamento psicologico tale, da perpetrare abusi sessuali durati anni con conseguenze devastanti sulla sua psiche e sulla salute, anche perchè gli contagiò il virus HIV. Grazie all’aiuto di persone amiche, riuscì ad uscirne e a denunciare il mago. Un viaggio che percorre le strade dell”inferno nel mondo reale del plagio. Il fenomeno è davvero allarmante, se parecchi milioni di persone si rivolgono a maghi, stregoni, abbiamo fatto passi indietro. Significa che l’uovo si è evoluto tecnologicamente ma sta ritornando allo stesso tempo alle origini, quando si credeva alle streghe e alle fattucchiere: è davvero questo il quadro desolante che ci porteremo avanti? Miei lettori, la mia esortazione è di bandire dalle vostre menti tutto ciò che la falsa magia ci possa intaccare, credendo ad amuleti e talismani. Ragionate con le vostre teste e sicuramente non penserete ai falsi dei.
Sotto potete vedere l’esempio di quello che dice il mago Omar.
Fotografia di gravidanza: come esprimere la maternità. In una coppia, la nascita di un bambino o di una bambina, è un avvenimento molto importante, che completa il progetto di realizzazione della famiglia. Negli ultimi anni, con lo scopo di ricordare questo ciclo della vita, si è largamente diffusa nella corrente fotografica, la Fotografia di gravidanza. Questo genere fotografico, chiamato anche Pregnancy photograpy, è un genere relativamente nuovo attraverso il quale vengono realizzati dei book fotografici alle mamme col pancione. Sono immagini dall’alto impatto emotivo, perchè la maternità ed il nascituro, sono l’esempio dell’ amore che rappresentano l’emblema dell’intimità di una coppia. Poichè il soggetto di questo genere fotografico è una persona, per realizzare la Fotografia di gravidanza, occorre adottare le regole del ritratto. Di seguito vediamo i dettagli.
Per realizzare la Fotografia di gravidanza, occorre che la mamma si trovi tra la 28esima e la 32esima settimana di gravidanza, in modo da avere il grembo in evidenza. Come nel ritratto, anche nella Pregnancy photograpy, si può realizzare il primissimo piano, il primo piano e la figura intera. In tutti e tre i casi, bisogna focalizzarsi sul pancione, evidenziandone appunto la maternità. Inquadratura, apertura e chiusura del diaframma, compensate ad uno studio attento della luce, possono creare immagini di grande spessore e sensibilità. Anche in questo caso, si può decidere di scattare sia in uno studio che all’esterno. Vediamo le differenze:
Scatto in studio fotografico. In questo caso, la gestione e la scelta della scenografia sono più controllate, dalla scelta delle luci, dello sfondo e dal vestiario, usando uno sfondo bianco o nero. Nel caso in cui si scelga di creare il book nell’appartamento stesso, si potrebbe optare come scenografia, la camera da letto o il bagno, proprio a sottolineare l’intimità e il simbolo della maternità.
Fotografia di gravidanza: come esprimere la maternità. Per fotografare la gravidanza, mettendo in evidenza la maternità, la scelta delle luci risulta è fondamentale.
Scelta delle luci. E’ consigliato usare una luce continua (luce principale) come dei fari posizionati sullo stativo, con un angolo di inclinazione compreso tra 45 e 60 gradi sul grembo per offrire una migliore risoluzione. E’ da specificare che alla luce principale si aggiungono la luce complementare (luce di intensità inferiore che serve a moderare le ombre, rendendo visibile le parti non illuminate dalla luce principale); luce ad effetto ( per dare profondità e rilievo all’immagine); luce di sfondo (che punta sullo sfondo).
Uso del flash. Al fine di garantire una migliore nitidezza del grembo, è possibile usare anche i flash quali monotorcia e speedlight ( ossia dei flash stroboscopici che producono lampi di luce molto brevi ed intensi, rispetto alle lampade continue). In questo modo, si ha la percezione di allontanare il soggetto dallo sfondo, creando dei contrasti tra luci ed ombre.
Sfondo. Nel caso in cui si decida di scattare le immagini a casa, è opportuno realizzare come sfondo, delle tonalità chiare come una tenda, da utilizzare come softbox per rendere più morbida la luce esterna.
Utilizzo del diaframma che va impostato tra valori compresi tra f/8 ed f/11, poichè consente di controllare la potenza del flash, ottenendo una fotografia perfettamente a fuoco.
Bokeh. E’ la sfocatura della scenografia, che rende l’immagine molto suggestiva e la si ottiene con l’apertura massima della focale dell’obiettivo, qualsiasi esso sia.
Come si può realizzare la Fotografia di gravidanza in spazi aperti? Per lo scatto all’esterno, occorre evitare di scattare nelle ore centrali della giornata (per evitare la sovraesposizione, rischiando di bruciare la foto). Inoltre è sconsigliato di utilizzare sfondi chiari. Tuttavia è possibile è possibile realizzare alcune tecniche fotografiche come la silhouette, sfruttando le situazioni di controluce, al tramonto, ad esempio. In questo caso, un aiuto per la realizzazione dello scatto, è la misurazione spot ( la cui denominazione deriva dall’inglese punto ed indica una misurazione esposimetrica basata su una piccola porzione della scena).
Quali obiettivi occorre usare per realizzare la Pregnancy Photograpy? E’ possibile usare un obiettivo grandangolare purchè non si apra al massimo la focale, al fine di evitare la deformazione dell’immagine stessa. Per avere un’ottima resa, si consiglia di usare gli obiettivi fissi che si suddividono in:
105 mm per il primissimo piano.
85 mm per il primo piano.
50 mm per la figura intera. Queste tre ottiche sono riferite alle reflex full frame o pieno formato.
Per le Aps-c o mezze formato, è da adottare il 35 mm.
Quali sono le modalità di scatto da usare per realizzare la Fotografia di Gravidanza? Come tempo di scatto, trattandosi comunque di ritratto, è possibile scattare tra 1/80s ed 1/125s. Per quanto riguarda l’impostazione dell’ISO, trattandosi di scatto in studio, la programmazione è da impostarla su valori compresi tra 400 e 800. Altro elemento da non sottovalutare è l’inquadratura, adottando un’angolatura di 3/4. Questo, per evitare che l’inquadratura frontale, appiattisca l’immagine. Tuttavia, qualora si effettuino dei ritratti in primissimo piano e frontali del pancione, porre le mani sulla pancia o ai fianchi, ne evidenziano la rotondità del grembo. Un altro tipo di inquadratura è quella dall’alto per ridurre altre parti del corpo che non interessano in questa sessione di scatti. Queste sono le linee guida per come affrontare questo recente genere fotografico. Ovviamente le tecniche da usare sono svariate, da correlare ad una serie di prove e ad una certa dose di creatività.
Altri consigli per evidenziare la maternità nella gravidanza si riferiscono al tipo di abbigliamento che varia anche in base alle stagioni, al luogo e al tipo di sessione. Se estate, ad esempio, si può optare di indossare un reggiseno a fascia e la pancia scoperta. Un’altra idea è quello di poter scrivere delle frasi carine sul pancione (che è sempre il protagonista della Fotografia di Gravidanza) con dei colori non tossici. Nella stagione più fredda, invece, si possono indossare vestiti lunghi e magliette aderenti, magari un abbigliamento casual, che non creino delle pieghe, possibilmente con colori chiari. Un altra idea per rendere questo book fotografico memorabile, tra i ricordi della coppia, è quella di poter effettuare degli scatti con il papà o con il fratellino o la sorellina. Questo consente di rappresentare oltre che l’intimità della coppia, anche l’unione del concetto di famiglia. Nel caso del ritratto a figura intera, i capelli sciolti o raccolti della mamma, possono essere un dettaglio che fanno la differenza. In ultima analisi, per questo genere fotografico, occorre dare sfogo alla propria creatività per rendere unici questi momenti, dove dedizione e prove di scatto, consentono di realizzare ciò che si vuole.
Fotografia di gravidanza: come esprimere la maternità. Un genere fotografico, creato per immortalare il neonato ancora nel grembo, per regalare e ricordare dei momenti intimi, quasi magici, con delle emozioni uniche. Maternità: espressione di amore e di dedizione materna.
Le fotografie dell’immagine di copertina sono state realizzate dai fotografi Alessandro Marino e Giorgia Jojo.
F.O.M.O. l’inconsapevolezza di essere tagliati fuori. Il termine è l’acronimo di “Fear Of Missing Out” che letteralmente significa la paura di essere tagliati fuori. Una manifestazione di un problema sottovalutato che, negli ultimi anni è notevolmente aumentato con la diffusione dei social network, grazie anche all’uso eccessivo degli smarthphone. Si tratta di una vera e propria fobia dove chi ne è affetto, ne è inconsapevole. Ha il continuo bisogno, in maniera ossessiva, di controllare ciò che gli succede intorno, interagendo esclusivamente con il mondo virtuale. Il pensiero continuo e latente di non poter controllare assiduamente ciò che gli altri fanno, tende a trasformarsi in una crisi di astinenza, tanto da poter generare l’ansia sociale di essere esclusi da qualsiasi cosa pubblicata nei social. Ciò scaturisce nel soggetto un sentimento di insoddisfazione verso se stessi e gli altri, alimentando in sè stessi agitazione e senso di incapacità.
In cosa consiste la F.O.M.O.? E’ la dipendenza dai social ed indica una confusione psicologica dovuta ad una scarsa capacità di concentrazione e di insicurezza personale. Una condizione psicologica creata da una bassa autostima che tende all’isolamento dell’individuo, generando “un ‘eccessiva paura di essere tagliati fuori”. Si tratta di una fobia che contestualmente aumenta la connessione con il mondo esterno solo ed esclusivamente, con la comunicazione virtuale. L’individuo che ne è affetto è per lo più di sesso maschile e di giovane età.
Cosa scaturisce nell’individuo la F.O.M.O., l’inconsapevolezza di essere tagliati fuori? Per l’individuo affetto da ansia sociale, i social sembrano essere estremamente positivi ed utili poichè possono offrire nuove possibilità di fare nuove conoscenze. Questo modus operandi, spinge l’utente ad essere sempre più connesso via internet. Tuttavia, questo tipo di interazione con la collettività alimenta nel soggetto F.O.M.O., la già provata bassa autostima.
Come si alimenta la F.O.M.O e chi ne è affetto? Con la diffusione dei social e derivati, questa patologia si presenta per svariati motivi:
La mancata possibilità di unirsi agli amici.
La possibilità di tenersi aggiornati con la sola connessione virtuale, occupando il proprio tempo libero. In questo modo, il soggetto F.O.M.O, alimenta il senso di inadeguatezza nei confronti degli altri che magari tendono ad esprimere e comunicare con i social solo il proprio successo o postare magari eventi positivi. In questo modo, nel soggetto , aumenta la solitudine. Più aumenta questo stato di isolamento, maggiore è l’interazione virtuale.
Invidia verso gli altri, ansia sociale e preoccupazione di perdere occasioni di interazione collettiva.
Quali sono gli effetti che causa la F.O.M.O? Non è una malattia mentale ma può diventare patologica e stressante, generando gravi disagi alla salute, come irrequietezza, disturbi della concentrazione, stress, insonnia, depressione. Inoltre, nel caso della connessione virtuale, possono crearsi delle relazioni online tra due soggetti, dove la comunicazione si basa esclusivamente su parole, desideri reciprochi che però non trovano riscontro nella fattezza di un rapporto concreto. Ciò, crea un rapporto dietro il quale nascono delle aspettative che in caso di un incontro reale, le aspettative alimentate dalle frequenti conversazioni, risulterebbero essere tutt’altro, quasi a rendere un incontro reale, diverso, falso da quello costruito dietro la tastiera. Uno scontro tra reale e virtuale, dove la predominanza del rapporto avviene solo tramite comunicazione virtuale. La dipendenza da internet o “internet addiction“, predomina sulla vita reale del soggetto F.O.M.O. scatenando effetti pericolosi sulla vita quotidiana. Un esempio sono la maggior parte degli incidenti stradali causati proprio dall’interazione con internet a mezzo degli smarthphone.
Ad oggi, la F.O.M.O. è considerata come un’emergenza per la salute pubblica in quanto, in diversi casi, si evidenzia un fenomeno della demenza digitale, causando un danneggiamento alle capacità cognitive, paragonandole ai soggetti che hanno subito un trauma. Inoltre la dipendenza da internet, rileva delle dipendenze come senso di piacevolezza e autorealizzazione nel momento in cui l’utente risulta essere connesso. In caso di off-line, provoca il senso di panico, la depressione. Per di più, la continua connessione crea problemi di interazione sociale e lavorativa.
Si può guarire dalla F.O.M.O.? Vi sono degli studi in base ai quali si parla di casi di non gravi di F.O.M.O. nei quali non è necessario chiamare gli psicologi. Uno di questi è quello di riuscire a trovare il tempo da usare per approfondire le proprie amicizie reali e/o ritagliare il tempo con qualche hobby. E’ da specificare che alla F.O.M.O. si può associare lo J.O.M.O. (ovvero l’acronimo di Joy of missing out) che è la gioia di perdersi qualcosa ed accettare la realtà. Inoltre, la connessione prevalentemente attraverso l’uso dello smartphone unisce alla presenza della “patologia da internet” la NOMOFOBIA (ovvero Sindrome da disconnessione). Sempre gli studi scientifici asseriscono che non è possibile guarire dalla F.O.M.O. Da questa patologia non si può guarire. Tuttavia per cercare di superare o comunque convivere con questa patologia, il soggetto deve cercare di trovare un equilibrio con l’uso della tecnologia. Un percorso di sicuro non facile ma praticabile.
Come trovare rimedio alla F.O.M.O. Di seguito, qualche consiglio degli esperti:
Imparare ad aspettare di controllare ossessivamente lo smarthphone.
Porsi dei limiti e dei tempi per controllare telefonini, Pc e oggetti simili. Piano piano, bisogna continuare ad aumentare questi intervalli di tempo.
Non soffermarsi sul perchè succede o non succede qualcosa ma chiedersi da cosa dipenda questa insoddisfazione, senza generalizzare sul fatto che agli altri, la loro vita sia migliore. Pertanto occorre cercare di accettare la situazione per quella che è. Al più, invece di provare invidia verso gli altri, questi altri possono essere fonte di ispirazione per trovare nuovi stimoli a realizzare nuovi progetti.
In caso di serie difficoltà nel raggiungere questi piccoli traguardi, rivolgersi ad uno specialista.
F.O.M.O. in questo caso l’inconsapevolezza di essere tagliati fuori la si nota in un atteggiamento quotidiano, diffuso prevalentemente tra i giovani e gli adolescenti ma che si sta largamente diffondendo tra tutte le fasce d’età ed entrambi i sessi. Una patologia silenziosa che, a macchia d’olio ha cambiato la realtà di molti individui. Purtroppo, anche se si sta a contatto con altre persone, la preferenza alla connessione virtuale è predominante. F.O.M.O. e dipendenza da internet equivale a “navigare informati”, abbandonando il contatto con il mondo reale, che limita lo sviluppo cerebrale e che tende a far chiudere l’individuo con se stessi, creando intorno a sè il vuoto. Cosa fare per evitare ciò? Già essere consapevoli di accusare un problema è un grande passo avanti. Ma è opportuno fare una piccola osservazione.
F.O.M.O. l’inconsapevolezza di essere tagliati fuori. “Nell’era della comunicazione avanzata, si assiste ad una profonda retrocessione, creata dall’informazione stessa. Questo denota il fatto sconcertante di forme di egoismo ed individualismo sempre più presenti nell’individuo. Caratteristiche sempre più insite nell’uomo che invece di avvicinarsi gli uni con gli altri, li allontana perchè si preferisce qualcosa di intangibile e di virtuale a ciò che è reale e concreto, ragionando e vivendo più come una macchina, senz’anima e senza sentimenti. L’era è già cambiata, verso una direzione fredda e vuota. Ad oggi, nel periodo di allarme mondiale, dettato dalla presenza e dall’allerta Covid-19, dove per lo più, si intrattengono i rapporti virtuali, alla luce di quanto detto, per non entrare nella via del non ritorno, forse, sarebbe opportuno fermarsi un attimo e riflettere seriamente se bisogna vivere nell’ombra e nell’oblio di una comunicazione fredda e insensibile come quella virtuale o tornare ad avere e a rivivere quei rapporti umani fatti di valori, di sentimenti e di abbracci come tanto si desidera da diverso, troppo tempo. Forse, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. A voi la scelta.“
Questo articolo è stato redatto dal suggerimento di un nostro collaboratore, il Professore Diego Scaglione di Canicattì. Si coglie l’occasione di salutarlo e di salutare tutti i nostri lettori che da anni continuano a seguire il lavoro della nostra redazione.
L’immagine di copertina è stata realizzata dal fotografo Andrea Fontana.
Fotografia: come rendere nitide le foto. La nitidezza in fotografia, è la caratteristica che serve ad evidenziare il soggetto e i dettagli che compongono l’immagine, mettendoli completamente a fuoco. E’ un particolare al quale si ci abitua e si evidenzia dopo un’attenta osservazione. Ottenere una foto nitida è fonte di studio sia per i fotografi neofiti che per gli esperti. Questo perchè rendere la foto nitida significa aumentarne la qualità del prodotto realizzato. Dare più nitidezza alla fotografia è uno studio approfondito delle diverse tecniche di scatto e contestualmente, uno studio dei mezzi a che si hanno a disposizione. Di seguito vediamo quali.
Ottenere più nitidezza usando la propria reflex e le attrezzature. Esistono diversi modi per ottenere più chiarezza:
Apertura del diaframma. E’ da precisare che gli obiettivi sono diversi tra loro. Però, per ottenere una buona nitidezza dell’immagine, occorre chiudere il diaframma. Generalmente bisogna chiudere il diaframma vicino a valori intermedi, compresi tra f/6.3 ed f/11, in funzione dello scatto che si vuole realizzare. Pertanto le immagini risultano essere più nitide solo ad un’apertura specifica. Ovviamente, ci sono dei casi dove l’apertura può essere superiore. Di norma, si ottiene una peggiore nitidezza nell’apertura massima o minima dell’obiettivo stesso. Ovviamente è necessario diverse prove di scatto per trovare la migliore limpidezza dell’immagine.
Autofocus a punto singolo. Generalmente, la maggior parte delle reflex, mantengono la maggior parte della scena nitida. Con l’autofocus a punto singolo, viene messo a fuoco un solo punto (scelta variabile in base al tipo di scatto di realizzare). Questa modalità consente di rendere più visibile il soggetto principale.
Impostazione dell’ISO. Più alti sono i valori dell’ISO, più alto è il rischio di creare rumore nell’immagine. Pertanto si consiglia di fotografare con valori di ISO compresi tra 100 e 200 prendendo in considerazione il tempo di scatto e l’apertura del diaframma, in base al tipo di scatto da realizzare.
Fotografia di Massimo Impavido Pistoiesi.
Obiettivi. E’ consigliato investire sulle ottiche fisse che variano in base al genere fotografico.
Rimozione dei filtri dall’obiettivo.
Uso dello schermo LCD. Con la fotografia digitale, ad esempio è molto più facile verificare se una foto è chiara o meno. Infatti, dopo lo scatto, è consigliato di controllare, ingrandendo l’immagine, se essa è nitida o meno. In caso di errore, è possibile riprovare fino al conseguimento del risultato.
Stabilizzazione dell’immagine, nel caso in cui si usa il treppiede.
Utilizzo del treppiede. Con tempi di esposizione lunghi, l’uso del treppiede è perfetto. Riduce la presenza del micro-mosso, guadagnando in chiarezza. In questo caso, si consiglia di disattivare “la riduzione delle vibrazioni”. Se attiva, evidenzia i micro-movimenti della fotocamera che servono a compensare le vibrazioni. Ma scattando con il treppiede, non esistono vibrazioni da equilibrare.
Maschera di contrasto. Consiste nell’aumentare il contrasto lungo i bordi dell’immagine, creando una separazione tra gli oggetti, dando a sua volta, l’impressione di un’immagine più nitida.
Blocco dello specchio (Mirror Lock Up o Exposure Delay), che consente di bloccare lo specchio che si muove quando si preme il pulsante di scatto. In questo caso, il pulsante va premuto due volte: la prima volta per sollevare lo specchio, la seconda volta per scattare. Nel caso si scatti con lo schermo, per meglio dire Live View, lo specchio è già sollevato.
Fotografia: come rendere nitide le foto. La fotografia è dedizione, è fonte di studio, è sperimentazione. Per ottenere il migliore dei risultati, occorre non fermarsi ma restare ad osservare per mettere in chiaro ciò che si osserva.
L’immagine di copertina è stata realizzata dal fotografo Massimo Impavido Pistoiesi.
Profeta e divoratrice: la mantide religiosa. Piccola nelle dimensioni ma estremamente affascinante sia per il suo nome che per le sue caratteristiche. Questa è la mantide religiosa. Il nome stesso è allusivo poichè la parola mantide deriva dal termine greco “Mantis” che significa profeta. Questo insetto viene chiamato come “mantide religiosa” per la posizione che assume con le zampe anteriori a riposo, simulando una preghiera. E’ un insetto carnivoro ed un’altra caratteristica, probabilmente quella più nota, è l’atto di cannibalismo da parte della femmina nei confronti del suo maschio. Infatti, durante o dopo l’accoppiamento, la femmina della mantide divora il maschio partendo dalla testa. Questo atto, se pur cruento, è necessario per la produzione delle uova poichè la testa del maschio contiene parecchie proteine utili per la procreazione dei piccoli.
Fotografia di Fabio Pisciotta.
Dettagli sulle origini “mantide religiosa”. Appartiene alla famiglia Mantodea ed è originaria dell’Africa, diffondendosi successivamente in Europa e in Nord America. Come habitat naturale, la mantide religiosa (chiamata anche mantide europea), preferisce temperature miti e ambienti pieni di vegetazione (per questo motivo la si trova facilmente nell’Europa Mediterranea e Meridionale). Sulle sue origini, esistono delle leggende per le quali, per alcuni, erano fonte di sventura, altri pensavano che avessero dei poteri magici.
Altre caratteristiche della mantide religiosa o europea. E’ sia di colore verde, che vive nelle zone ricche di piante ed erba, che di colore marrone che abita nelle zone ricche di grano e paglia. Riesce a mimetizzarsi con l’ambiente circostante, per scappare dai predatori. Ha uno scheletro fragile, composto da due zampe anteriori, due paia di ali in corrispondenza delle zampe mediane e dalle due posteriori. Al centro del torace, è presente un unico orecchio. Per quanto riguarda le zampe anteriori, chiamate raptatorie, servono ad arpionare le prede (prevalentemente grilli, mosche e altri piccoli insetti o in alcuni casi anche lucertole). Sono come delle pinze con delle spine ad uncino. In fase di caccia, la mantide, resta ferma immobile, in attesa che la presa si avvicini, catturandola in pochissimo tempo. Ma le zampe raptatorie, vengono usate anche come strumento di difesa. Infatti, all’interno di queste, si trovano due macchie nere che sembrano due occhi. In fase di difesa, la mantide, allungando le zampe, spaventa i cacciatori. Inoltre, aprendo le ali, tende a farle vibrare, emanando un soffio che ricorda il sibilo del serpente.
Fotografia di Fabio Pisciotta.
Curiosità sulla mantis. La femmina adulta è più grande del maschio. Il corpo appare più longilineo che la rende più agile in volo. La sua dimensione è di circa 7,5 cm contro i 6 cm del maschio. Il ventre di quest’ultimo è diviso in N.8 segmenti contro i 6 della femmina. La mantide femmina depone mediamente circa 70uova ( ma esistono casi in cui ne depone fino a 200) e avviene nei periodi freddi, momento in cui l’esemplare adulto muore. Nella successiva primavera, indicativamente verso Maggio, le uova si schiudono, dando vita ad altri tipi di mantis, chiamate neanidi, che raggiungono la maggiore età nel periodo estivo. Quello che desta più curiosità durante la vita di questo insetto, è l’accoppiamento. Esistono degli studi effettuati da degli esperti che evincono che, in questa fase, il maschio effettui un curioso balletto ondulatorio, dettato da un’indecisione di accoppiarsi o di fuggire. Successivamente, il maschio vola sul corpo della femmina (in questo caso il maschio può essere divorato anche prima dell’accoppiamento stesso, essendo scambiato per un cacciatore). In questa posizione, il maschio comincia a fecondare la femmina, mentre le antenne dell’uno e dell’altro si strofinano. In questa fase intima, succede che la femmina tendi a rosicchiare la testa del maschio fino a decapitarlo. L’accoppiamento può durare anche un pomeriggio intero.
Profeta e divoratrice: la mantide religiosa. In ultima analisi, la “mantis“, anche se può sembrare un insetto cruento, non è un animale pericoloso per l’uomo. Nonostante sia selvatico, è possibile accudirlo come un animale domestico a patto che venga acquistato e che venga riprodotto il suo habitat naturale. Può solo mordere nel momento in cui viene infastidita ma il suo morso non causa né prurito né produce del veleno. Se osservato con rispettoso silenzio, è un insetto capace di offrire effetti e momenti della natura indescrivibili, per via del suo colore, tanto da essere uno dei soggetti più ambiti nel mondo della macrofotografia. Mantide religiosa: l’insetto dal colore verde brillante che da divoratrice del maschio, dona la sua vita per la riproduzione di altre piccole creature.
L’immagine di copertina è stata realizzata dal fotografo Fabio Pisciotta.
Texture: la trama nella fotografia è la superficie del soggetto fotografato, qualsiasi esso sia, che se è messo in primo piano per l’intera area fotografica, diventa il protagonista dell’immagine. Con questa scelta, il fotografo lavora sulla “texture” mettendola in risalto, dando alla fotografia una certa tridimensionalità. Una sensazione percepibile oltre che con la vista, anche col tatto, avendo l’impressione di poterla toccare con mano. Così facendo, l’immagine, in base al tipo di “trama” e a come è scattata, è in grado di trasmettere all’occhio dell’osservatore diverse emozioni. Ad esempio, una trama liscia è in grado di trasmettere un senso di delicatezza e tranquillità. Al contrario una superficie ruvida trasmette un senso di amarezza e agitazione.Lavorare sulla superficie del soggetto, significa effettuare degli scatti interagendo sulle figure geometriche quali le linee ed i punti, come se si stesse lavorando su un tessuto. Non a caso, questa tecnica è molto usata nel mondo della moda e dell’abbigliamento.
Come si utilizza questa tecnica? Prima di tutto è da specificare che nell’uso di questa tecnica, l’elemento su cui si lavora molto è il colore, sfruttando il gioco di luci ed ombre. Ma anche l’uso del “bianco e nero” crea una certa tridimensionalità.In base al soggetto scattato, questo effetto può essere più o meno accentuato in base al contrasto che si crea tra l’uso delle luci ed ombre. Più l’ombre è accentuata maggiore è l’effetto tridimensionale creato. E l’uso della luce come dovrebbe essere? Per mettere in risalto una superficie ruvida, occorre usare una luce inclinata. Invece nel caso di una superficie liscia, la luce diretta, è vero che appiattisce la foto ma contestualmente, la rende anche piacevole alla vista. Per trovare un equilibrio nel contrasto, la tecnica del “bianco e nero” è modo per esaltare i chiaroscuri dell’immagine. Sono tipologie di scatti che necessitano un pò di prove.
Come si evidenzia la superficie del soggetto e in che genere fotografico è applicabile? Lavorare sulla trama di una superficie qualunque, significa lavorare su qualsiasi oggetto, sia animato (persone, animali) che inanimato (fiori, rocce ed altri tipi di). Trattandosi della fotografia di un particolare, occorre osservare e mettere qualsiasi tipo di superficie in evidenza e sperimentare variando le inquadrature e le angolazioni, interagendo con la luce e con le ombre. Quindi, trattandosi di dettagli messi in risalto, si può applicare alla fotografia macro e alla food-photograpy (la fotografia che immortala il cibo).
Occorre usare dell’attrezzatura specifica? E’ necessario, per mettere in evidenza la “texture”, utilizzare degli obiettivi macro. Questi, in base al tipo di reflex che si usa, variano da 50mm a 200mm. L’obiettivo macro consente di mettere in risalto i dettagli invisibili ad occhio nudo, riducendone le distorsioni. Tuttavia, è possibile usare anche un obiettivo normale. Invece è sconsigliato usare i teleobiettivi in quando possono schiacciare la prospettiva, creando non poche difficoltà nell’evidenziare i dettagli della “trama”. Che modalità di scatto si devono usare? Per realizzare questa tecnica fotografica è necessario lavorare sulla messa a fuoco che deve essere tra f/11 e f/16 per evidenziare il soggetto. Ciò deve essere fatto, usando prevalentemente degli ISO bassi con dei valori compresi tra 100 e 400 in modo da ottenere meno rumore e contestualmente, una maggiore nitidezza ed un maggiore contrasto. Successivamente alla realizzazione dello scatto, è possibile apportare delle modifiche attraverso l’uso di Photoshop.
Texture: la trama nella fotografia è la superficie di qualsiasi oggetto che viene ritratta come meglio si crede, sperimentando diversi punti di vista, angolazioni, dove il gioco di luci ed ombre i motivi che ne delimitano la propria forma.
L’immagine di copertina è stata scattata dal fotografo Andrea Fontana, in arte Threeelements.
Dejà vu: analisi di una manifestazione psichica. E’ un termine la cui etimologia deriva dal francese e indica la sensazione illusoria di vivere determinate esperienze non ancora accadute, per le quali si immagina che siano realmente avvenute. Tuttavia, consiste in un disturbo psicologico che è causato dall’insufficiente capacità di giudicare gli eventi vissuti nel passato legati a quelli del presente, rimanendo convinti di rivivere un episodio, percependo anche la presenza di suoni, voci e colori. Scientificamente è appurato che il dejà-vu, derivi da diversi scompensi che colpiscono diverse parti del corpo.
Fotografia di Threeelements.
Nello specifico, si parla di:
Sfera Mnestica, che equivale alla paramnesia, ovvero il ricordo vago e illusorio di determinate situazioni e luoghi, collocati nello spazio e nel tempo che sembra di vivere realmente.
Sfera cognitiva.
Sfera neurologica.
Sfera emotiva.
Sfera affettiva.
Sfera comportamentale.
Sfera sensoriale.
Sfera percettiva.
Sfera cerebrale.
E’ da specificare che questo fenomeno psicologico si presenta in quei soggetti in cui sono presenti due o più disturbi di origine diversa, definendo analiticamente il dejà-vu come un evento che avviene in comorbidità (ovvero la coesistenza di più patologie in un individuo) con altri disturbi, come ad esempio nei soggetti affetti da casi di epilessia. Oppure è presente in coloro i quali soffrono di ansia, di disturbi dissociativi, di psicosi e schizofrenia. Inoltre, il dejà-vu, si manifesta in maniera in seguito ad un sogno intenso e chiaro e che rimane presente nella memoria a lungo termine. Chi vive questi ricordi onirici, è convinto che siano estremamente reali e non il contrario. Sono delle manifestazioni che si riducono notevolmente, tendenzialmente a non manifestarsi, nell’infanzia e nell’adolescenza. Sono presenti sia nell’uomo che nella donna e si verificano in età adulta. In età senile, il dejà-vu si verifica sia in coloro che godono di buona salute mentale che nelle persone affette da Alzheimer (caso in cui il fenomeno è quotidiano e duraturo nel tempo, a causa della perdita della memori). In questo caso, succede anche che il soggetto faccia confusione tra ciò che crede di aver vissuto e quello che ha veramente visto.
Quante forme esistono? Il dejà-vu è un fenomeno imprevedibile che si basa su reazioni psichiche, somatiche, emotive e dipende dall’interazione dei soggetti con il mondo esterno. Esistono diverse forme dell’evento “già visto”. Vediamo quali:
Dejà visitè, che consiste nella sensazione di essere stati in un luogo che realmente non è mai stato visitato, con la percezione di conoscerlo perfettamente.
Dejà senti, dove i soggetti hanno la capacità di prevedere tutto ciò che accadrà di li a breve.
Dejà vècu, caratterizzato dalla sensazione di ripercorrere un evento passato con la possibilità di viverlo e affrontarlo in maniera separata.
Jamais vù, che è l’opposto del dejà-vu dove il soggetto è totalmente estraneo ai fatti realmente avvenuti.
Dejà vu: analisi di una manifestazione psichica. In conclusione, il dejà-vu, è inteso come l’alterazione di un ricordo, a causa di “un’errore di sistema della memoria”, falsato dall’emotività e dalla sensibilità del soggetto che lo vive.
L’immagine di copertina è stata realizzata dal fotografo Threeelements.